Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/334

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non fu potuto eseguire per le incertezze di costui. Achille Afan de Rivera, aiutante di campo del generale Pianell, mi afferma ch’egli andò tre volte a fare imbarcare i cavalli del ministro per Pizzo e per Sapri, e tre volte ordinò che fossero sbarcati. Le esitanze del Re furono caratteristiche in quei giorni, esitanze militari e politiche, che fecero veramente trionfare la rivoluzione da Reggio a Napoli. Certo la condotta del Pianell si presta agli attacchi dei suoi nemici e soprattutto di quelli in mala fede. Al Pianell non uomo politico, e per giunta ministro costituzionale, sfuggiva il solo concetto esatto, che per rimediare in modo concludente a quello sfacelo, bisognasse far fronte indietro: ritogliere la Costituzione, rimandare gli esuli fuori del Regno, fucilare Liborio Romano e far marciare il Re nelle Calabrie a capo dell’esercito. Altro rimedio non era possibile per salvare il Regno. Ma mancava l’uomo, mancava il principe, e non si sentiva più il pungolo del proprio dovere, soprattutto dai militari. Tutti concorrevano a far precipitare le cose perchè nessuno mostrava di avere più interesse a conservare quell’ordine politico. L’edifizio crollava da ogni parte. Il Pianell ha lasciate le sue Memorie, con obbligo che non dovessero pubblicarsi che alla morte dei suoi coetanei, e le Memorie sono in potere della vedova di lui, tuttora vivente. L’Afan de Rivera, che ha conservato per il Pianell sincero affetto, mi dice che più volte egli ha fatto vive premure perchè fossero pubblicate, ritenendo che la condotta del generale in quei tristi giorni ne uscirebbe pienamente giustificata.


L’esercito e la marina furono rovinati, è vero, dalla Costituzione, che scompigliò ogni vincolo di gerarchia, ma anche da quello spirito d’indifferentismo, di tolleranza e di falsa pietà, radicato, anzi connaturato all’indole meridionale. Compatimento scambievole, per cui era attutito il senso del lecito e dell’illecito, potendo la pietà per le persone farne perdonare i vizii, e anche le colpe. Se poi queste persone erano in conto di fedeli, allora si chiudevano tutti e due gli occhi. Indifferentismo giustificata anche da questo: dall’opinione divenuta generale che il Regno delle Due Sicilie dovesse scomparire dalla storia, e che perciò non valesse la pena di riscaldarsi per una dinastia, la quale non aveva più difensori, nè amici in Europa.