Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/336

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bilmente prevenire, se Napoli, prima dell’arrivo di Garibaldi, avesse fatta la sua rivoluzione in nome dell’unità e della dinastia nazionale, rappresentata laggiù, come altrove in Italia, dagli elementi temperati; e se soprattutto al moto popolare si fosse unito il moto militare, la manifestazione nazionale dell’esercito, come era avvenuto a Firenze. Il Cavour era persuaso esser questo l’unico modo per impedire che l’esercito napoletano si sfasciasse, e per averlo, come una forza organizzata e pronta nel caso, allora non improbabile, che l’Austria attaccasse. E perciò incaricava il Visconti Venosta di andare a Napoli, per indagare se questo piano avesse probabilità di riuscita, e per informarlo del vero stato delle cose.

Emilio Visconti giunse a Napoli con Carlo Mezzacapo, colonnello di stato maggiore nell’esercito dell’Italia del nord, ed oggi generale e senatore. Il Mezzacapo aveva da Cavour la missione speciale, come napoletano, di valersi delle sue numerose relazioni tra gli antichi compagni d’armi, per penetrarne le intenzioni e indurli a riconoscere la necessità di salvare l’esercito, facendolo dichiarare per l’unità nazionale. Alcuni giorni dopo, inviato pure da Cavour, giunse Giuseppe Finzi, uomo di azione e con propositi deliberati ad agire. Egli prese alloggio all’albergo di Roma, dov’era Visconti, ed entrambi procedevano d’accordo col Comitato dell’Ordine, Pochi giorni appresso arrivò mandato pure da Cavour, il generale Ignazio Ribotty, già capo militare dell’infelice rivoluzione calabrese nel 1848, e poi prigioniero per alcuni anni nelle carceri di Sant’Elmo.


Tutto questo armeggio, quasi alla luce del sole, non poteva sfuggire al ministero, e il ministro De Martino mandò a dire al Visconti, confidenzialmente, che lasciasse Napoli, non volendo il governo sentirsi costretto a farlo arrestare. Rispose il Visconti che egli era un deputato, e l’arresto di un membro del Parlamento avrebbe offerta al conte di Cavour una favorevole occasione diplomatica. Egli non ebbe più molestie, e non ne ebbero il Finzi, il Ribotty ed il Mezzacapo; anzi tutti seguitarono a cospirare sotto gli occhi del Re, benchè il fine vero della cospirazione non fosse raggiunto, per la decisa opposizione del Pianell a permettere il pronunciamento.

Nelle relazioni, che Visconti Venosta mandava a Cavour, sin