Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/55

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Garibaldi, divenuto generale della lega militare dell’Italia centrale, avrebbe varcata la frontiera d’Abruzzo e portata la rivoluzione; domani si facevano circolare notizie molto inquietanti sulla Sicilia, la quale non era punto tranquilla.

Filangieri non tollerando più uno stato di cose così incerto e inconcludente, ruppe gl’indugi e la mattina del 4 settembre, presentò addirittura al Re lo schema di Statuto redatto da Giovanni Manna, suo vecchio amico e la persona di maggior cultura politica, che avesse Napoli in quel tempo. Fin dai primi giorni di agosto, Filangieri lo aveva incaricato di un progetto di Statuto, che meglio rispondesse alle condizioni delle Due Sicilie. Manna lo fece, e in altre tre lunghe conferenze fu discusso da entrambi, e modificato particolarmente riguardo alla Sicilia, secondo i suggerimenti di Filangieri. Il manoscritto fu consegnato a Brenier, perchè il principe di Satriano riteneva indispensabile che l’Imperatore ne avesse notizia e lo approvasse, e alla fine di agosto Brenier lo rese con alcune lievi postille, che Filangieri e Manna introdussero nel testo. La sera del 2 settembre, Brenier partecipò al presidente dei ministri la piena adesione del suo governo a quel progetto, aggiungendo essere desiderio dell’Imperatore che non si mettesse tempo in mezzo alla sua adozione e alla promulgazione, ed infatti la mattina del 4 Filangieri lo presentò al Re, non tacendogli che Napoleone III lo aveva esaminato ed approvato.


Era Statuto affatto napoleonico: costituzione con poteri limitati e ben definiti della Camera elettiva. Manna scrisse anche le belle parole, le quali, poste in bocca al Re, precedono il prezioso documento, che qui io pubblico per la prima volta.1


  1. Ricordevoli delle generose intenzioni del Nostro Augusto Genitore, che primo in Italia diede l’esempio degli ordini rappresentativi, quantunque la forza degli avvenimenti lo costringesse a. sospenderne l’attuazione, e considerando che le gravi ragioni d’impedimento possono stimarsi cessate, ci siamo col Divino aiuto e nella pienezza de’ Nostri poteri, determinati a richiamare i Nostri amatissimi sudditi al godimento di quelle istituzioni, con cui si governano oggi la più parte delle nazioni civili di Europa.
       Nel prendere questa importante risoluzione, Noi ci siamo confidati principalmente nel senno e devozione dei Nostri popoli, i quali concorrendo con Noi nel desiderio d’iniziare una nuova èra di prosperità nazionale, riceveranno certamente con gratitudine la nuova forma che ci siamo