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LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE'MEDICI 37

LA GIOtENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI. 37 pochi che erano intromessi da lui. Così, dopo sei mesi di stento, morì. ì> Negli estremi giorni della malattia era giunto in Firenze il Cardinale de’ Medici, desiderato e chiamato da tutti coloro i quali vedevano che in quel momento faceva mestieri di una mano ferma, onde timoneggiare lo stato fluttuante senza guida e senza consiglio fra la libertà e il dispotismo. E doveva essere veramente grande urgenza, se al Cardinale vice-cancelliere della Chiesa, tanto adoperato negli affari della Santa Sede, fu permesso lasciar Roma, e recarsi in patria. Dove giunto, scavalcò al convento di San Marco, non tornando se non dopo le esequie nella casa dei suoi antenati. Ei corrispose all’aspettaziione. Dacché la sua famiglia aveva tenuto il primato in patria, Firenze non era stata retta mai con tanta moderazione, seimo ed osservanza scrupolosa delle leggi. Ei redintegrb, quanto gli fu possibile, gli antichi ordinamenti, lasciò libera la scelta de’ magistrati che Lorenzo aveva riserbata al proprio arbitrio, e raccomandò severa giustizia. E molto meglio avrebbe operato, se le malvage passioni del signori fiorentini, i quali sventuratamente si prevalevano della possanza dei Medici a scopo di personale vantaggio, ed erano l’uno coli’ altro in continue querele, non gli avessero resa straordinari* mente più ardua l’opera. I signori fiorentini, così resulta dalle parole dell* istesso Iacopo Pitti,