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38 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE'MEDICI

38 LA. GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI. inclinati per natura e per uso al dominare tirannico, si erano afforzati alParbitrio. Essi avevano edificato palazzi magnifici, avevano aumentato i loro possedimenti, e si erano assuefatti al molle vivere della corte romana di Leon X; trista semenza per i costumi domestici, e per la libertà della repubblica. GF innumerabili donativi del prodigo Leone, gl’infiniti benefizi e le pensioni ecclesiastiche, le città, le provincie della chiesa date loro a discrezione, insieme coi vassalli e col popolo fiorentino, aveanli ripieni non manco di presunzione che di ricchezze. Nondimeno il popolo sotto la dominazione del Cardinale rivisse alla speranza. La moderazione e la prudenza erano più che mai necessarie nelle relazioni che incominciarono dopo la morte di Leone, quando Francesco Maria della Rovere riprese il suo ducato d’Urbino; quando la repubblica alla quale il Papa aveva concesso una parte di quello Stato, la contea di Montefeltro, fu tirata nelle universali g[uerre e turbolenze. Tutti si dolsero allorché sotto il pontificato di Adriano VI, successore di Leone, il Cardinal Medici lasciò per sempre Firenze, e andò a Roma, ov’egli il 19 novembre 1523 salì la cattedra di San Pietro sotto il nome di Clemente VIL E di dolersi avevano ben ragione, poiché il Papa non corrispóse alle speranze che il Cardinale aveva svegliate; e mentre la sua politica vacillante ed instabile attirava sugli Stati della Chiesa la più