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cleo di emigrati romani, la vita purissima dei quali, e la loro indipendenza di carattere da un partito politico piuttosto che dall’altro, erano garanzia della loro onestà di propositi. Fui da questo nucleo spedito in Napoli, ove radunai gli emigrati romani che vi aveano stanza, i più noti ed i più influenti, senza escluderne alcuni ch’erano notissimi per la loro stretta aderenza col vecchio Comitato Nazionale, e notissimi per le loro opinioni ultra-moderate. Io ed i miei amici non avevamo mai deviato dal fermo proposito di non far quistione nelle cose di Roma di gradazione di partito politico.

La riunione di Napoli convenne all’unanimità nelle idee del nucleo di Firenze; ed io fui incaricato di stabilire nelle varie città d’Italia nuclei di emigrazione romana che convenissero nelle stesse idee; mentre una Commissione, scelta fra i membri della riunione, doveva curare, d’accordo col nucleo di Firenze, la costituzione di un nuovo Comitato in Roma.

Si rinnovò allora più fieramente il sistema di calunnie, ch’è stata l’arma potentissima dei fautori del Comitato Nazionale di Roma; e dipingendomi essi come un forsennato repubblicano, il quale non avesse altro in mira che di ristabilire in Roma la Repubblica romana — e qui si usavano le menzogne più grossolane del mondo — riuscì al personificatore di questo Comitato di ridurre a lettera morta le risoluzioni adottate dalla riunione di Napoli.

Rotto così ogni rapporto cogli aderenti del vecchio Comitato, si dette mano nel marzo del 1867 alla costituzione di un Centro d’insurrezione in Roma, in cui furono assorbiti alcuni uomini di buona fede, che erano stati fino allora aderenti del vecchio Comitato, e questo centro fu garantito da un centro palese costituitosi in Firenze, che agì sempre alla piena luce del sole, pubblicando per le stampe tutti i suoi atti. Unico scopo di