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Da questi signori fu presentata al Costa una lista di nomi, che avrebbero dovuto formar parte della Giunta, fra i quali vi era il nome di Giovanni Costa ed il mio.
Il Costa vi si rifiutò, dicendo trovare nomi di persone con cui egli non si sarebbe mai potuto trovare insieme; e s’incamminava già per partire, quando gli fu fatta dagli astanti dolce violenza di rimanere, dicendogli, che si sarebbe d’accordo riformata la lista.
Urgeva intanto di provvedere alle cose, che non ammettevano dilazione, non essendosi trovato al posto nessuno dei membri del vecchio Municipio, ed in quella sera, non uno degl’impiegati. Fra le cose più urgenti era duopo provvedere di alloggi l’ufficialità dell’esercito italiano.
I distinti cittadini, ricordati di sopra, debbo dirlo a loro onore, si sobbarcarono a fare tutto ciò ch’era più necessario.
Molti si arrestarono in Campidoglio a notte inoltrata; alcuni, come il Costa ed il Rossi, vi rimasero tutta la notte.
Fu convenuto, che l’indimani, 21 settembre, si sarebbero riuniti in Campidoglio per concretare definitivamente i nomi della Giunta.
La mattina del 21 settembre nessuno quivi si presentò, ed il Costa ed il Rossi rimasero soli. La fatica, l’insonnia li opprimeva; e per quanto si adoperassero, essi non potevano provvedere a tutto, sebbene l’energia del Costa avesse obbligato gl’impiegati Municipali ad andare al loro posto.
Molti cittadini accorrevano continuamente in casa delle mie sorelle per avere notizia del mio arrivo. Io giunsi in Roma la mattina del 21 settembre verso le undici e mezzo — ed inaspettato da tutti.
Il Costa venne anelante dal Campidoglio per condurmi seco. Egli dovette adoperarsi molto onde per-