Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/164

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148 la guerra [1282]

nella fellonia, mille gastighi nell’avere, nella persona, e nell’anima1.

Ma gli fu risposto con parole riverenti, e fermo proposito; sì che Martino, uditi gli oratori di Sicilia, replicò ch’e’ facean come i manigoldi intorno a Cristo: «salutavanlo re dei Giudei, e davangli uno schiaffo2.» E tal era alla corte di Roma, se non la prima ambasciata, certo una rimostranza indirizzatale dopo la sua ammonizione o dopo la prima scomunica, la quale rivolgesi ai padri coscritti, così chiama i cardinali, partecipi della piena potestà del pontefice, sedenti nel sacro collegio per tener le bilance della giustizia, e intendere all’util pubblico, spogliandosi d’ogni privato riguardo; e, con stile spesso ridondante, talvolta confuso, e più spesso vivo e poetico, duolsi che la romana corte favorisse gl’iniqui governi di Carlo d’Angiò, venuto dall’estremo Occidente fino alle spiagge della Sicilia, e comandasse ai Siciliani di tornar sotto la servitù d’Egitto e il giogo che aveano scosso per ispirazione e aiuto divino; barbarico giogo, che il papa non conoscea, e volea rimetterlo sul collo gonfio e insanguinato dall’averlo portato tanti anni. Con pari intemperanza di rettorica, mette a confronto le due genti francese e latina, esagera il biasimo dell’una, la lode dell’altra. «Costoro, dice, ci dovean reggere, costoro amministrar la giustizia! Chi sosterrebbe le loro mani pronte alle ingiurie e al sangue, i truci volti, i minacciosi aspetti, l’arrogante parlare, l’alito stesso? O morte, speranza de’ tribolati, riposo ancora ai felici, ti sospiravano le anime nostre, impazienti d’esser tratte al cielo o all’inferno, finchè questi condannati nostri corpi nulla servirono al ben della patria! Non è ribellione, o padri coscritti, quella che voi mirate; non ingrata

  1. Bolla in Raynald, Ann. ecc. 1282, §§. dal 13 al 18.
  2. Ave rex Judeorum, et dabant ei alapam; ave rex Judeorum, et dabant ei alapam. Gio. Villani, lib. 7, cap. 63.