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168 la guerra [1282]

la catena. Ma questa Alaimo avea con maravigliosa cura affortificato. Schieravansi dentro dalla catena quattordici galee armate di strenua gioventù, e tramezze sei navi cariche di mangani e altri ingegni; fuori, s’ascondean tese sott’acqua, grosse reti che rompessero il momento degli ostili navigli: sorgea sulla riva un ridotto di forte legname; e in quello munitissimi d’arme i combattenti più feroci.

Quivi la prima zuffa appiccossi. Difilandosi la maggior nave sopra il ridotto d’Alaimo, impigliasi nelle reti, con sassi e dardi tempestanla i nostri, le gittano i fuochi, le squarcian le vele; e mentre pur tenea la battaglia, saltato il vento a ostro, tutta sdrucita e sgomenata fu forza che si ritraesse, e la flotta con lei. Il perchè tutta la virtù de’ difenditori alla parte di terra fu volta; ove terribile e diverso tante turbe portavan l’assalto. Qui a far breccia drizzano i gatti1 contro la muraglia, o sottentrano a zapparla da pie’; qui ov’è più bassa, appoggian le scale, approcciano le cicogne2; gli altri stuoli co’ tiri delle saette fan prova a cacciar dallo spaldo i Messinesi. Ed essi rispondeano virilmente con un grandinar di ciottoli e frecce; versavan olio e pece bollente su i più innoltrati: gittavan massi e fuoco greco alle scale. Nell’ondeggiar della sorte in sì accanita

  1. Stromento da batter le mura, che terminavasi in un capo di gatto, come appo gli antichi l’ariete.
    Chiamavasi anche gatto una fortissima tettoia mobile su ruote o altrimenti, di che coprivansi gli assalitori mentre percotean le mura. Era la tettoia di grosse travi a graticcio, coperta di assi, e foderata di cuoio, e talvolta anche sormontata di uno strato di terra, da scemare e sostener l’urto di ciò che gettasser d’in su i muri gli assediati. Vedi d’Esclot, cap. 161 e seg., e Bartolomeo de Neocastro, cap. 110, che ne fanno menzione, l’uno nell’assedio di Girona, l’altro in quel d’Agosta.
  2. Torricciuole di legno mobili su ruote interiori. In cima v’era congegnata una lunga trave, che serviva di ponte agli assalitori, calandosi sul muro quand’era approcciata la torricella. Questa così somigliava a una cicogna che stenda il lungo collo; e propriamente si chiamava cicogna o telone la trave. Veg. Niccolò Speciale, lib. 3, cap. 22, nell’assedio del Castel d’Aci.