Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/19

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to, in nutrimento più forte si convertissono: ed oltre a questo, Esculapio, Apollo, ed ancora Ippocrate e Galeno queste interapeutiche vivande non molto commendano, e spezialmente in questo pestilenzioso tempo.» Quell’ed oltre a questo non ha senso che qui corra bene. A me pare uno de’ soliti errori, e che debba dirsi, ad onta di questo, ch’Esculapio ec. E se alcuno arricciasse il naso all’avverbio ad onta, perchè nol trova con alcun esempio ne’ vocabolari della crusca e del mio egregio amico Manuzzi, sappia ch’è modo legittimissimo del trecento, ed è usato da fra Guido da Pisa ne’ Fatti di Enea, dove al cap. 45 del libro X si legge: La gente di Enea prese terra ad onta di Turno.

Ivi. «Io non aveva detto le quisquilie ed i picciolissimi pesciolini ancora a’ mendicanti lasciati, delli quali il dì del santo digiuno eramo pasciuti, cotti in olio fetido.» Parmi che dir debba, appena a’ mendicanti lasciati.

Pag. 13. «Perchè non dunque, se questo non era all’animo di Mecenate, non m’era negato l’andare?» Parmi che debba dirsi: Perchè dunque, se questo era l’animo di Mecenate, m’era negato l’andare?

Ivi. «Io non t’avrei chiesto vini di Tiro, ovvero di Pontico.» Scrivasi Ponto, i cui vini sono ricordati da Plinio.

Pag. 14. « Non le vivande degl’imperadori, non le piume di Sardanapalo, non i guanciali della reina Giunone, non il letto di porpora, non la casa d’oro di Nerone Cesare. » Qui la reina Giunone non parmi che possa stare: e stimerei doversi