Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/22

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legno ed uno orciuolo di terra.» Forse, e ad uno orciuolo.

Pag. 19. «Nè m’uscirà mai di mente, mentrechè io viverò, perchè tra noi mi sia doluto, me (quasi uno vile schiavo essere suto da te lasciato nel seno di Baia) primieramente essere suto chiamato di vetro.» Anzi scrivasi così: Nè m’uscirà mai di mente mentrechè io viverò, perchè tra noi mi sia doluto, me quasi uno vile schiavo essere suto da te lasciato nel seno di Baia, primieramente essere suto chiamato di vetro.

Pag. 20. « D’onde m’avevi tu ricolto? del loto o della feccia? D’onde m’avesti tu cavato? dalla prigione de’ servi? D’onde m’avevi tu tratto? de’ ceppi, o dalla puzza della prigionia?» La diligenza d’un editore avrebbe voluto che si scrivesse, della prigione de’ servi: della puzza della prigionia: e così anche: D’onde m’avevi tu cavato?

Pag. 21. «Per non mangiare il pane il quale si dovea dar a mangiare a’ figliuoli del mio oste cortese, e per non essere più straziato dal tuo Mecenate, conciossiacosachè più volte te l’avessi detto, con quella temperanza che io potei, al tuo grande domandata licenza, postochè dall’amico mio mi partissi, e partendomi, a Vinegia me ne venni, dove dal mio Silvano lietamente ricevuto fui.» Scrivasi: Con quella temperanza che io potei al tuo grande domandata licenza, tostochè dall’amico mio mi partii, a Vinegia me ne venni ec.

Pag. 22. Avverto che scrivesi indifferentemente nel libro schifiltà e schifeltà: secondo l’arbitrio de’ copisti. Io però porrei sempre schifiltà, non solo