Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/30

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vuto e’ fosse, dicono alcuni. Lui a lui credulo arebbe dimostrato con non so che ragioni ch’egli è sommo in tutte, e per questo degno di perpetua fama, se i fatti suoi per lettere fussono commendati. Perocché chi è di sì forte petto che agevolmente non creda quello ch’e’ desidera? Conciossiacosachè, eziandio senza confortatore, molti al suo medesimo giudizio diano fede. Che male è questo ch’è così intorno a noi medesimi, i quali meglio conoscer dobbiamo?» Correggasi: Ma che? E’ fu mortale (cioè Coridone, o sia Zanobi da Strada, che aveva preso a scrivere i fatti del gran siniscalco). Purché vivuto e’ fosse, dicono alcuni, lui (caso retto, di cui trovansi altri esempi nel Boccaccio medesimo) a lui credulo arebbe dimostrato, con non so che ragioni, ch’egli è sommo in tutte: e per questo degno di perpetua fama, se i fatti suoi per lettere fussono commendati. Perocchè chi è di sì forte petto che agevolmente non creda quello ch’e’ desidera, conciossiacosachè, eziandio senza confortatore, molti al suo (invece di proprio, maniera usata da molti antichi) medesimo giudizio diano fede? Chè male è questo, ch’è così intorno a noi medesimi, i quali meglio conoscerlo dobbiamo.

Ivi. « Così veggio che colà si verrà, se singularmente non esaminerò i meriti di costui, ch’e’ si creda me avere tenuto l’indebito peso delle sue opere, anzi piuttosto aver dato modo alla pusillanimità.» Il Boccaccio ha detto addietro, ch’egli ben s’avvide d’essere stato chiamato a Napoli dall’Acciaiuoli per iscrivere de’ suoi fatti dopo la morte di Coridone, o sia di Zanobi da Strada: ma ch’egli non avea voluto brigarsi di lodare un uomo senza