Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/40

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dell’ufficio suo noi richiedesse, tostamente sarebbe ridotto in uno picciolo numero.

Pag. 51. «Di quinci seguita chi dirà: Egli dà molti doni, molte limosine a’ poveri, vestimenti a’ buffoni; manda insino in Francia pe’ tessitori che facessono le veste delle mura distinte da imagini; fece uno monasterio; e simili cose.» Non so che dir voglia, le veste delle mura distinte da imagini. Dee forse dire, le veste delle mura dipinte ad immagini.

Ivi. «Dopo queste cose dicono: Ch’egli va nobilemente vestito di porpora; non sapendo che cose di magnifico non sono in essere in se spenderecciò.» Il vocabolario della crusca, alla voce spendereccio, reca questo esempio, e saviamente scrive: Non sapendo che cose di magnifico non sono, essere in se spendereccio.

Ivi. «Dove sono adunque queste cose magnifiche? Vengono da vera e non da finta virtù?» Dee dirsi, o non da finta virtù?

Pag. 52. «Tito Quizio Flaminio.» È detto del romano famoso che restituì la libertà alla Grecia: e perciò scrivasi Flaminino.

Ivi. «E dicono se egli era magnifico.... il che a lui ragionando così sollecitamente rivedere la ragione delle pecunie spese, e con involgimento di parole gli amici, a’ quali egli sia obbligato, tirare in estrema povertà.» Qui vogliono gli editori, che dopo magnifico abbiasi una lacuna. Potrebbe essere. Ma potrebbe anche la lacuna scomparire, se, fatta ragione della solita bestialità de’ copisti, si scrivesse a un di presso così: E dicano (i suoi lusinghieri) s’egli era magnifico il dì che a lui ragio-