Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/43

Da Wikisource.
42

ritamente si possono chiamare nobili, obbediscono a’ vili, i quali per la costituzione del cielo di nobili sono nati; come veggiamo che a’ nobili spesse volte nascono de’ villani.» Il passo è assai difficile, ed io non sono già sicuro della mia emendazione, la quale propongo solo a modo di dubbio: ed è questa: Ma poichè quelle cose, che sono seguitate da questi (nobili e plebei), per la potenza di maggiori (cose) meno dirittamente sono servate, avviene che quelli, i quali meritamente si possono chiamare nobili, obbediscono a’ vili, i quali per la costituzione del cielo di nobili sono nati, come veggiamo che anche i nobili spesse volte nascono da’ villani.

Pag. 56. «Gran cosa è, e la quale è avvenuta a molti.» Nel periodo antecedente ha detto l’autore: «Non gli basta, di qualunque e’ sia nato, con (forse in) grandigia avere avanzati i suoi maggiori, ed avere dato alcun principio di chiarezza dove molti hanno posto fine allo splendore de’ loro passati?» Parmi dunque che debba dirsi, non già che questa gran cosa è avvenuta a molti (chè certo non sarebbe lode da contentarsene un ambizioso), ma ch’è avvenuta a pochi.

Ivi. «Erano i Sergii nati da Sergio compagno di Enea, erano i Menii nati da Menisteo.» Bene ha il Gamba congetturato nella sottoposta nota, che i Menii nati da Menisteo debbono essere i Memmi nati da Mnesteo, citando all’uopo Virgilio nel V dell’Eneide v. 117:

Perchè dunque non ha corretto il grosso e certo er-