Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/44

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rore nel testo? E perchè poi non si è avveduto, ch’era parimente un errore Sergio invece di Sergesto, come gl’insegnava esso Virgilio quattro versi dopo?


Pag.57. «Misero ed abbandonato ed uccellato dagl’inganni del suo Coridone, dal quale, poichè è fatto nobile degli altrui soprannomi, in prima perde il nome proprio, al quale conciofussecosachè alcuna lode si dovesse, è attribuita a’ soprannomi rimanendo lui vôto.» Ecco, se non erro la correzione: Misero! Che abbindolato ed uccellato dagl’inganni del suo Coridone, poichè è fatto nobile dagli ultimi soprannomi, in prima perdè il nome proprio, al quale conciofussecosachè alcuna lode si dovesse, è attribuita a’ soprannomi, rimanendo lui vôto!

Ivi. «Amiclate, povero pescatore, trovò chi il suo nome fece eterno: così Codro, così Aglao possessore del povero campicello. Costui, che con tanta fatica desiderava, trovò chi il suo sotto l’ombra degli altri involgesse in perpetue tenebre.» Desiderare una cosa con fatica, credo che non sia buon parlare nè scrivere. Forse la vera lezione potrebbe essere: Costui, che con tanta forza il desiderava.

Ivi. «Tu mi scrivi che io non doveva così subito il partire da Mecenate tuo, anzi la fuga arrappare.» Deve dirsi, così subito partire da Mecenate. La Crusca, alla voce arrappare, reca questo esempio così: Io non doveva così subito il partire, anzi la fuga del tuo Mecenate, arrapare. E male, come ognun vede: perciocchè arrappare non regge