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baiocchetto — 25 — baiocco

261). Coniarono Baiocchelle le zecche di Roma, Ancona, Fano, Montalto e Macerata. Le contrafecero gli Ippoliti signori di Gazzoldo, che da 0,200 di fino, che avevano quelle di Sisto V, le ridussero appena a 0.046 (Perini, Mon. di Gazzoldo). Il Pigorini (pns., 149), trattando delle Baiocchelle papali e delle loro contraffazioni, dice che fu sotto Sisto V che si pensò di far battere «una sorta di monetaccia di mistura di rame impiastrata di fuori di argento con l’effigie del Pontefice, la quale, tutto che fosse di bontà inferiore al baiocco, valendo solo 4 quattrini in luogo di 5, come doveva essere, tuttavia venne ragguagliata al baiocco e come tale posta in circolazione". Non tardò il pubblico ad accorgersi della frode del Governo e fu allora che per disprezzo quella moneta prese il nome di Baiocchella. Nel bando, sopra la riduzione del Giulio d’arg. a 50 Quattrini e del Baiocco a 5 Quattrini, del 15 di agos. 1591, si legge: «E perchè si trovano molte monete piccole chiamate baiocchelle le quali sono state stampate per il valore di quattro quattrini, perciò per il presente publico bando et Editto generale si dichiara che tutte le dette monete fin hora stampate o altre simili, non si spendano per lo Stato Ecclesiastiso per più di quattrini quattro, cioè un quattrino manco del Baiocco, etc. etc. " (gad., doc. xci).

Baiocchetto. L’Orsini (mgd., 26) riporta una lettera del 5 dicembre 1550, diretta al Gr. Duca Cosimo De Medici dai preposti alla zecca di Firenze, per consigliarlo a far coniare Soldi con lega bassa a somiglianza dei Baiocchi veneziani e dei Baiocchetti papali. Si allude forse ai Bezzi veneti ed ai Baiocchi di Paolo III e dei precedessori. Il Garampi (gso., doc. lxxiii) riporta un bando del 1542 nel quale si proibisce di battere nelle zecche papali Baiocchetti inferiori (di lega) al Grosso buono da Baj. 5 e che i Baiocchetti d’arg. di Roma e Castro si valutano in n. di 6 per Grosso buono cioè a Quattrini 3 1/2 l’uno, se non sono diminuiti o sbolsonati, altrimenti valgano 3 Quatt.: e quelli di Pesaro e Perugia ecc. valgano 2 Quattrini buoni. Baiocchetto si disse del Baiocco, quando, volendosi mantenere la bontà dell’arg., si dovette ridurre di peso e perciò di dimensione tanto che ai tempi di Paolo IV (155-1559) il loro peso raggiungeva appena i gr.mi 0,25 ed il diam. di mill. 11 (Cin., n. 42). Vedi Baiocchella.

Baiocco, Baiocchus. Nome dato in origine al Bolognino abruzzese e poscia introdotto nello Stato Pontificio, ove ebbe corso fino ai nostri giorni per denotare la centesima parte dello Scudo d’argento. La più antica notizia di questa moneta ce la fornisce un documento che trovasi nell’Archivio Comunale di Orvieto in data 14 gennaio 1423, Ind. 1. (Rif. vol. cxxix c. 30-31): «In primis quod cum in Civitate Urbi-

sveteris per civitates terras Castra et loca circunstamtia multa ed diversa quantitas BAIOCCORUM asportetur videlicet BAIOCCORUM de Selmona [ sic] de Suriano et aliorum BAIOCCORUM differentium ab aliis BAIOCCHIS… et expendantur maiori praetio quam in aliis locis et aliqui vi delicet pro maiori parte non sint boni et recti argenti, etc. ". Il Consiglio deliberò «quod boni BAIOCCHI de bono argento expendatur et recipiantur etc. ". Come vedesi qui, si parla di Baiocchi di Sulmona e di Sora che correvano in Orvieto in quell’epoca. Ora, per ciò che riguarda Solmona, troviamo che questa città aveva emesso dei Bolognini fin dal tempo di Carlo III di Durazzo (1382-1385), ed a questi si deve riferire il nome di Baiocchi de Sulmona.

Dei Baiocchi de Suriano, i quali non possono riportarsi che alla zecca di Sora, non ci è giunta alcuna notizia e non ne conosciamo di anteriori all’epoca della Signoria dei Cantelmi (1459 1461). Il Lazari (LMA.) ci fornisce un documento del 6 ott. 1443 cioè una concessione, fatta d’Alfonso I d’Aragona al conte di Montorio de Camponeschi, barone aquilano, acciò battesse nella zecca di Aquila «Carlenos argenti, medios Carlenos et BAIOCHOS " della stessa lega di quelli coniati nella zecca di Napoli (vedi il doc. in Capialbi, Monete di Catanzaro). È questo il primo documento di zecca nel quale il Bolognino viene chiamato Baiocco. Di queste monete peraltro coniate in Napoli non si conosce alcun esemplare, mentre se ne conoscono della zecca di Aquila, di Ortona, di Sulmona, di Guardiagrele, tutte emesse anteriormente al regno di Alfonso I e correnti sotto il nome di Bolognini. Ai tempi di Giovanna II (1414-1435) la maggior parte delle monete che avevano corso nel Regno provenivano dalla zecca di Aquila e pochissime sono quelle coniate in Napoli. In quella zecca fin dal tempo di Lodovico d’Angiò (1382-1384) si coniarono Bolognini d’argento che prendevano quel nome alcune mon. di Bologna che, con quell’aggettivo, correvano da molto tempo in tutta Italia. Vedi Bolognino. Sulla origine del nome Baiocco molte sono le opinioni degli autori. Il Garampi, nel suo prezioso lavoro sulle monete papali: Saggio di osservazioni sul valore delle antiche monete pontificie, la fa derivare dal color baio della moneta nella falsa supposizione che queste monete fossero di rame, come lo divennero solo due secoli più tardi. Il Muratori (diss. 33) alla parola Baiocco così lo definisce «specie di bassa moneta di rame usata in Roma ed in Bologna ", e suppone che il nome gli possa derivare da Bayeux città della Francia!; e pure il Muratori doveva aver avuto in mano dei documenti che lo accertavano essere stato il Baiocco in origine moneta d’argento. In quanto al crederlo originario di Bayeux questo illustre scrittore si