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TEROANUS — 517 — TERZO CARLINO

per l’argento e le monete arabe per l’oro. Se ne trovano attribuite a Berenger - Raimond (1017-1035) con leggende arabe e latine. Il Tern valeva un terzo del Mancuso d’oro.

Teroanus. Mon. di Terua (Teruanne? urbs Teruana). In una bolla di Nicola IV pp. del 1290 (De Cens. E. R.) si legge: «In Epi scopatu Morinensi unum teroanum. Ecc. s. Bertinum unam unciam auri: Monas. s. Wulmarici unum bisantium» (dcg.). Si trova Teruanne tra le zecche dell’epoca Carolingia posteriori all’editto di Pitres (864-923) e tra quelle di Carlomagno (768-814), ma dubito sia vera l’interpretazione data dal Du Cange a quel vocabolo.

Teroncia. Vedi Teruncius.

Terpeso. Vedi Trappeso.

Tertii Julii. Ne coniarono i pontefici Giulio III e Pio V. Bartolomeo Canobio, cittadino di Bologna, maestro di zecca di Roma, con capitoli del 12 magg. 1551, si obbliga di coniare tra le altre monete «Monetam grossam argenteam, tertios julios nuncupatam, quorum quatuor constituant unum Ducatum auri de Camera» del val. cioè di 3 Giulii e della

ROMA - Giulio III (1550-1555).

Da 3 Giulii (Testone).


stessa bontà e lega; 35 terzi Giulii più un Giulio dovevano pesare 1 lib. d’argento (den. 8 e gr.ni 4 cioè gr.ni 195 66/105 con gr.ni 180 di fino (gad., doc. LXXIX). Queste mon. furono in seguito chiamate comunemente Testoni (sgv., tav. xxxix, n. 8; gr.mi 8,05-7,85 e tav. xliv, n. 15; gr.mi 9,35).

Tertii Carleni. Antonio Segni zecchiere di Roma, promette, con i capitoli del 1504, di coniare: «TERTIOS CARLENOS quorum tres ponderent unum Carlenum»: pesavano den. 6 (gad., doc, lix; sgv., tav. xxvi, n, 3,4,5, gr.mi 1,221,07). Vedi Terzo Carlino.

Tertii Pauli. Con istromento del 12 ott. 1545 gli zecchieri Lorenzo e Giovanni degli Albizi e Vincenzo de Castello mercanti promettono di coniare tra le altre monete: «tertios paulos quorum quatuor constituant Ducatum auri in auro de Camera et quilibet ex dictis tertiis valeat tres Paulos» della stessa lega dei Giulii e dei doppi Giulii di Giulio II; 34 di questi Tertii con 6 Quattrini e 2/3 dovevano pesare una libbra di argento (den. 8, gr.mi 10 1/2 di peso; sgv., tav. xxxv, n. 22,

23, gr.mi 9,65-9,18). Era il così detto Testone di Paolo III. Vedi Testone.

Tertiolo. Vedi Terzarolo.

Teruncius. Teroncia. Era una piccola mon. d’argento del val. di 3 oncie cioè della quarta parte dall’Asse. (Voc. lat. del Montanari, Ancona 1847). Il Blancard dice che 16 Teroncie valevano un Denaro di Diocleziano (301 d. C.) e perciò la Teroncia equivaleva ad 1/600 dell’Aureo. (Valore in Lit. 0,03125). Ma se l’Aureo valeva 25 Denari ed il Denaro 10 Assi e l’Asse 4 Teroncie ne deriva che la Teroncia è 1/1000 dell’Aureo (L. 0,01875).

Terzarola. Mon. d’oro del val. di 1/3 di Ducato, emessa in Genova al tempo di Simone Boccanera I Doge (1339-1345), al tit. 1000, del peso di gr.mi 1,055 (tdg., p. xxxix e 32; cni, ii, 28).

Terzarolo, Terzaruolo, Terziolo, Tertiolus, Terciolus etc. Mon. milanese, della quale abbiamo notizia fin dal sec. XII, che valeva mezzo Denaro ovvero 1/24 di Soldo e perciò detta anche Mediano.

Milano Sec. XII-XIV.

Terzarolo.

Il nome gli deriva forse, dal contenere una terza parte di argento in lega. Altri crede che doveva valere 1/3 di Soldo (gzm., lii). Una carta del 1171 della Basil. Ambrosiana a pag. 930 dice: «Et pro ipso libello accepit iste Gillebertus ab isto domno Abate argenti denarii boni tertiolorum mediolanensium lib. 10»; ed altra del 1183: «De quibus rebus sunt positae feudo tantae, quae valeant libras centum tertialorum»; ed altrove «Roncinus quatuor Soldis tertiolorum in civitate (Mediolanensi) vendebatur» (dcg.). Il Terzarolo sotto la Repubblica (1250 1310) pes. gr.mi 0,561-0,300 ed era al tit. di 0,050. Il Mulazzani (RIN., I, 329 e II, 9-10) ci dice che il Terzarolo fu coniato durante l’assedio posto da Federico I a Milano nel 1158 e che è ignota l’origine del nome e la composizione non essendosi ritrovato alcun esemplare di quella prima emissione. Fu ripristinata quella moneta verso la metà del sec. XIII con i primi Soldi e Denari repubblicani e come moneta di conto, cloè ideale, şi conservò, spenta la libertà, per lungo tempo in Milano al valore costante di metà dell’Imperiale (gzm., tav. IV, n. 8-9).

Terzo Carlino. L’anno 1464 il Camerlengo apostolico ordinò alla zecca di Ancona di coniare Terzi Carlini ovvero: «monetam argenteam, que valeat unum tertium carlinum, idest tertium Grossum Papalem.... ad equivalentiam tertii Grossi Papalis etc.». In altri