Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/51

Da Wikisource.

— 44 —

è giusto il suo effetto, a ogni bisogno giusta la sua affermazione – ma nessuno è giusto: nessuno, ché in ciò appunto che chiede l’affermazione giusta alle sue cause, ai suoi bisogni, prende la persona di questi: e non può avere la persona della giustizia. Se egli è figlio delle tali cause, dei tali bisogni, non ha in sé la ragione; e l’affermazione della sua qualunque persona è sempre, come irrazionale, violenta. In qualunque modo uno chieda di continuare, parlano in lui le date necessitá del suo vivere, ed egli in ciò che afferma come giusto quello che è giusto per lui, nega ciò che è giusto per gli altri, ed è ingiusto verso tutti gli altri, avvenga o non avvenga ch’ei commetta ingiuria.1

Poiché non v’è uom giusto sulla terra, che faccia il bene e non commetta ingiuria (Ecclesiaste). Πᾶς ἄνθρωπος πρὸς βίον πανοῦργος – ὅστις γὰρ θάνατον δέδιε τὸ ἑαυτοῦ μέρος παντί ἄδικός ἐστιν. – I buoni, i pii, gli onesti, i giusti, i benefici uomini che vivono, come sono morti in sé, cosí sono ingiusti verso gli altri; poiché per la paura della morte s’accontentano di vivere senza persuasione; ogni loro atto, ogni loro parola è ingiusta, è disonesta, ché è sempre l’affermazione d’un’individualitá illusoria.

  1. V. «potenza», «atto», «attualitá», Cap. 2°, pp. 44-47.