Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/86

Da Wikisource.


Quando giunsero ai limiti dell’atmosfera però l’areostato diminuì la sua velocità, ondeggiò e si fermò del tutto, equilibrato nel mare d’aria. Fuori dell’atmosfera non si va – bisognerà accontentarsi di galleggiare. E le speranze? e il sole? e l’indipendenza? I discepoli guardarono il maestro con muta richiesta. –

Allora Platone guardò al basso ed ecco ὑπῆρχε αὐτῷ μεγαλοπρέπεια καὶ θεωρία παντὸς μὲν χρόνου πάσης δὲ οὐσίας; ed egli si compiacque e disse ai suoi discepoli ch’erano con lui: «Ecco che noi siamo in alto; vedete giù le cose del basso mondo, esse sono in basso perché sono pesanti, perché hanno il peso, noi invece» e accennò al globo che galleggiava immobile sulle loro teste «noi invece abbiamo ‘la leggerezza’, noi siamo qui soltanto perché abbiamo ‘la leggerezza’».

I suoi discepoli anch’essi si curvarono sul parapetto, ma lo sgomento del vuoto li vinse così che ritiratisi vicini a venir meno, non ardirono più di sollevarsi dal fondo della navicella. «Noi» seguitò a dire il maestro «in quanto siamo qui partecipiamo anche noi della leggerezza ed ognuno di noi ha ‘ la leggerezza’, abbiamo corpo e peso ma secondo ‘la leggerezza’». «Maestro» disse uno dei discepoli riavutosi un po’ dal peso dello sgomento e dello stupore, – «maestro, com’è fatta la leggerezza?».



«La ‘leggerezza’» prese a dire Platone contemplando il mirabile spettacolo delle cose, che