Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/148

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socrate. 117

     Socrate, di poch’uomini migliore
     E più vano di molti, a noi tu pure
     Vieni, e il comporti con pazienza? Donde
     Il tuo mantello avesti? Questo male
     Per malizia accadea dei conciatori.
     Anco affamato e’ non potè adulare.

E questa sua alterezza e magnanimità fa vedere lo stesso Aristofane così dicendo:

     Che orgoglioso t’aggiri per le vie,
     Getti gli occhi qua là, cammini scalzo,
     Molti mali sopporti e venerando
     Mostri fra noi l’aspetto.

Talvolta però s’accomodava alle occasioni, e ponea vesti splendide; come nel convito di Platone, quando si reca da Agatone.

XII. Era abile dal pari ad esortare e a dissuadere, come allorchè, disputando della scienza, al riferire di Platone, rimandò Zeetete quasi ispirato da un nume; e distolse Eutifronte dal denunziare il padre dell’uccisione di uno straniero, ragionandogli alcune cose intorno la pietà; e colle esortazioni fece Lisia costumatissimo — chè sapea trovar parole accomodate alla bisogna — e mutò al tutto il figlio Lamprocle, irritato contro la madre, come in qualche luogo è detto da Senofonte; e, come dice lo stesso Senofonte, fe’ cessare la voglia a Glaucone, fratello di Platone, di amministrare la repubblica, perchè era incapace; e per converso v’indusse Carmide, che vi avea attitudine. Eccitò poi anche l’ardire dello stratego Ificrate, mostrandogli i galli del bar-