Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/15

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cenni del traduttore. xi

col greco, d’onde è stato cavato! — Or bene, i fratelli Rosetini neppure salutarono il testo da lunge, anzi voltando dal latino e da una edizione scorrettissima di frate Ambrogio, fecero opera così spregevole da lasciare il libro di Laerzio peggio che non traslatato1.

  1. Lo diranno i pochi raffronti che la natura di queste note concede. — Diogene: egli aveva primo aggiunto una mente alla materia. — Rosetini: Anassagora primo fu che puose mente a la materia che si chiama yle. — Affermava costui principio ed elemento essere l’infinito. — Pose costui per principio essere questo elemento immenso et infinito. — Nato cretese, di Gnosso, non ne aveva l’aria per la lunga capellatura. — 'Di patria candiotto, nato da Gnosso, dove per la natura del castello dicesi aver mutata effigie. — Trovò il modo di fare con minuti legni ben capaci vaselli. — Trovò il legno con che si fanno i vasi gonfi a guisa d’una panza ben gonfia. — Compiacere altrui della propria bellezza. — Donar via la sua specie ad un altro. — La presunzione chiamava un impedimento al progresso. — Diceva che era una immaginazione lo impedimento al partire. — Quando si corcava cacciavasi in mano una palla di bronzo, supponendovi un bacile, affinchè, cadendo la palla nel bacile, e fosse desto dal romore. — Quando si metteva a riposarsi, trova in su una balla di ferro pigliandola or con una mano or con l’altra ivi sottoposta la conca. — Jerofante. — Inquisitor delle eresie. — Diogene cinico. — Diogene canino. — Di tutti guida, amplissimo Platone. — Fra questi andava altiero il gran capitano Platone. — Navigò in Sicilia per vedere l’isola e i crateri. — Per vedere l’isola e le tazze!!! — Tre edizioni, tutte di Ve-