Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/233

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200 annotazioni.

prima non ne fu costituita alcuna, nella quale il maestro insegnasse una dottrina cui il discepolo ricevesse, propagasse ed estendesse, se era possibile. — Scolari di Socrate erano persone, differentissime di opinioni, che per istruirsi stimavano il conversare con lui vantaggioso.“ — Ritter.

Socrate, oggetto di stima a’ più illustri contemporanei e di ammirazione a’ secoli posteriori, non è, al dire di Cousin, conosciuto quanto potrebbe parere. L’odio di Aristosseno, ereditato dal padre, secondato dall’antica setta peripatetica, dagli epicurei, e persino da alcuni Padri, produsse le molte imputazioni, che in parte furono dissipate da Luzac, e fomentò i dubbi derivati dai giudizii contraddittorii di alcuni riputati scrittori sulla sua vita e sulle sue dottrine. La riforma di Socrate ha un’indole piuttosto negativa, e il commovimento ch’ei pose nelle menti non fu effetto di principii certi ed irremovibili. Platone ce lo dipinge, nell’Apologia, indifferente ai pubblici affari, trascurato ne’ proprii, non d’altro occupantesi che di proporre quistioni a tutti. Ciò rivela quella missione superiore, da cui si teneva incaricato, e chiamavalo a rendere migliori gli uomini, a smascherare la falsa saggezza, ad umiliare l’orgoglio dell’ingegno dinanzi il buon senso e la virtù; a ricondurre la ragione umana dalla ricerca ambiziosa di un sapere chimerico e vano al sentimento della sua debolezza, allo studio ed alla pratica delle virtù morali. — Tale, conchiude Cousin, è la missione di Socrate! essa domina, a’ suoi occhi, tutti i doveri e gli interessi ordinarj. Egli è pronto a suggellarla col proprio sangue.


CAPO VI.


Senofonte.


I. Del popolo erchieo. — [testo greco] demo o distretto, di cui