Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/238

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annotazioni. 205

potè mirare Aristippo, quando insegnò che il bene è il piacere, il male il dolore.

VII. Cirenaici. — I discepoli di Aristippo furono per la maggior parte di Cirene, o di paesi poco discosti; quindi non ebbero che un’importanza locale, una successione incerta e tradizioni confuse. Si tengano per discepoli di Aristippo, sua figlia Arete e Antipatro da Cirene. Arete fu maestra del proprio figlio Aristippo il Metrodidatte, al quale si attribuisce l’ordinamento dell’antica dottrina cirenaica. Gli altri col farla progredire la condussero, degenerata, da Socrate, sino ad Epicuro. Teodoro, che secondo Laerzio sarebbe vissuto più tardi, pare che fosse uditore dello stesso Aristippo, e Antipatro invece capo di un’altra serie di Cirenaici, dei quali non si conoscono che i due ultimi, Egesia e Aniceride.

IX. Egesiaci. — Da Egesia posteriore a Teodoro. Fu appellato persuasore di morte ([testo greco]), perchè affermava la morte non toglierci ai fieni ina ai mali, e il suo dire in proposito era sì copioso, che da Tolomeo gli fu vietato di usarne in iscuola, perchè i discepoli udendolo si determinavano a uccidersi. La sua dottrina era contenuta in un libro intitolato [testo greco] (di uno che si lascia morire di fame). Costui richiamato a vita dagli amici, risponde ivi ad essi enumerando gli incomodi della vita. Pare che gli Egesiaci sapessero in coscienza, che l’orgogliosa presunzione de’ Teodorei, di bastare a sè stessi, era una vanità. „La dottrina di Aristippo, dice Ritter, essendo l’espressione di mio spirito inclinato al piacere, e vivente in circostanze propizie, ben potè avere un effetto al tutto opposto in circostanze meno felici, e la temperamenti meno inclinati all’allegria.“

X. Annicerii. — Anniceride, che si ha per condiscepolo di Egesia, ben altrimenti di lui comprese le dottrine cirenaiche. Suida afferma che e’ divenisse epicureo; ma solo in qualche punto s’accostò alla dottrina di Epicuro, essen-