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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/245

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212 annotazioni.

ma [testo greco] S. Paolo, il quale fabbricava tende, che erano di quoio, per lo più.


CAPO XVI.


Cebete.


[testo greco] — È questa la famosa Tavola, di cui pochi libri ebbero maggior mimerò di edizioni e di traduzioni. Oltre Laerzio, l’hanno attribuita a Cebete, Luciano, Tertulliano, Suida, Calcidio. Wolfio, Servin ed altri, ne pongono in dubbio l’autenticità; Caylus dice che in pittura riuscirebbe una cattiva composizione!

CAPO XVII.


Menedemo.


I. Fabbricatore di tende.[testo greco], che cuce le tende. Alcuni codici leggono [testo greco], pittor di scene, e vi assente il Menagio, anche perchè [testo greco] si può dire di una scena e di un decreto, e il senso corre senza l’aggiunta del [testo greco] proposta dallo Stefano.

II. Seguaci di Fedone. — Da costoro è voce aver Menedemo ricevuta la sua dottrina; anzi le dottrine stesse della scuola Eliaca fondata da Fedone, appena si possono conghietturare dal fatto di aver data origine all’Eretrica, e di essere le opinioni di entrambi indistinte dalle megariche, secondo affermavano gli antichi.

III. Ma anche il rafano. — L’introduzione di un grosso rafano, nelle parti diretane era la pena ignominiosa che s’infliggeva agli adulteri.

A chi diceva che i beni erano molti ecc. — Il dogma fon-