Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/264

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platone. 229

E Anassandride nel Teseo:

     Quando le olive a modo di Platone
     Si trangugiava.

E anche Timone in questo modo, usando il bisticcio:

     Come fingea Platone a finger dotto
     Portenti.

Alesside nella Meropide:

     Vieni opportunoch’io nell’incertezza,
     Come Platone, qua e colà m’aggiro;
     Nulla di sapiente trovo, e stanco
     Le ginocchia.

E nell’Ancilione:

     Parli di ciò che non intendi, a paro
     Di Platone correndo, e le cipolle
     Conosci e il nitro.

Amfi nell’Amficrate:

     Il ben, qualunque sia, che per tal cosa
     Ti de’ accadere, io lo conosco meno.
     Oh padrone, del bene di Platone.
  B. Pensaci dunque.

E nel Dessidemide:

     O Platone, non sai altro che solo
     Essere mesto, gravemente, a guisa
     Di ostrica alzando il sopracciglio.