Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/289

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le belle forme di un volto; utile, come una casa, uno strumento e altro tale, che sono belli per l’uso; belle perchè profittevoli sono le cose spettanti alle leggi, alle istituzioni e simili. Una bellezza adunque si riferisce alla lode, una all’uso, un’altra all’utilità.

LVI. Si spartisce l’anima in tre: razionale; concupiscibile; irascibile. La razionale, tra queste, è cagione del nostro deliberare, riflettere, giudicare, e di ogni cosa sì fatta. La parte concupiscibile dell’anima è cagione del nostro desiderio di cibarsi, congiugnersi e simili. La irascibile è cagione del nostre ardire, e godere, e attristarsi, e incollerirsi. Dell’anima adunque una parte è razionale, un’altra concupiscibile, un’altra irascibile.

LVII. Quattro specie di consumata virtù: prudenza; giustizia; fortezza; temperanza. La prudenza è cagione di far bene le cose; la giustizia di operare il giusto nelle società e nelle contrattazioni. La fortezza di non desistere dal fare, ma durarla ne’ pericoli e ne’ timori. La temperanza di padroneggiare i desiderii, e di non essere schiavo a nessuna voluttà, ma di vivere decentemente. Della virtù adunque, una è prudenza, un’altra giustizia, una terza fortezza, una quarta temperanza.

LVIII. Cinque specie d’autorità: per legge; per natura; per consuetudine; per eredità; per forza. Però gli arconti nella città, se sono eletti dai cittadini, comandano per legge. Per natura i maschi, non solo tra gli uomini, ma tra gli altri animali; poichè il più comandano per tutto i maschi alle femmine. L’ autorità