Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/292

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platone. 257

hanno un fine le cose, quando altrimenti e non come si stimava avviene alcun che. Dunque il fine delle cose altro è secondo la legge, altro secondo la natura, altro secondo l’arte, altro secondo la fortuna.

LXII. Divide la potenza in quattro specie. La prima per cui possiamo colla mente pensare e riflettere. La seconda, col corpo, come andare, e dare e prendere e simili. La terza che ei fa potenti per copia di soldati e di danari; d’onde si dice un re aver molta potenza. La quarta divisione della potenza è quella di fare a patire il bene ed il male, potendo ammalarci ed essere istruiti, e divenir sani, e simili. Una potenza adunque sta nella mente, una nel corpo, una nell’esercito e nei danari, una nel fare e nel patire.

LXIII. V’ha tre maniere di civiltà. Una che nasce da affabilità, come in alcuni, che a quanti s’abbattono, volgono la parola, e la destra protendono salutando. Un’altra maniera, quando alcuno è soccorrevole ad ogni sventurato. Altra maniera di civiltà è in alcuni che amano il convitare. Di civiltà ve n’ha adunque una per mezzo del salutare, una per mezzo del beneficare, una per mezzo del banchettare e dello amare la compagnia.

LXIV. In cinque parti divide la felicità. La prima di esse è il buon consiglio; la seconda il vigore dei sensi e la salute del corpo; la terza la buona fortuna negli affari; la quarta la buona opinione presso gli uomini; la quinta l’abbondanza delle ricchezze e delle cose utili nella vita. Il ben consigliarsi proviene dall’educazione e dall’essere sperimentato in assai cose; il vigor dei sensi dall’aver cura dei membri del corpo,