Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/323

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ma, nessun ordine avrebbe prodotto. Or la materia essendo, per ogni rispetto, l’antitesi di Dio, l’azione di Dio sulla materia contiene una realtà la quale non è nè l’attività pura, come Dio, nè la passività pura come la materia. Questo principio di mezzo, che partecipa della natura della materia e della natura di Dio, fu da Platone indicato col nome di anima del mondo. La cosmologia platonica, considerata dalla radice, può essere rappresentata da questa formola: Dio sta all’anima del mondo, come l’anima del mondo sta alla materia, e l’universo è una gran regola di proporzione. — I due principii servirono a Platone per ispiegare l’origine del male. Il male esiste necessariamente, poichè non è altro che la resistenza della materia: esiste indipendentemente da Dio, poichè la materia esiste di per se stessa. — Il male esiste nel principio materiale, finchè questo principio non è informato dalle divine idee. Dio nell’operare sopra di esso tende a distruggere il male, anche per questo, ch’ei riconduce la materia domata sotto le leggi proprie delle idee, e la creazione, in tutta la sua durala, non è che lo sviluppamento di questa lotta divina.“ — Salinis ec. — L’anima mondiale fu o dimenticata da Laerzio, o confusamente accennata nel paragrafo antecedente.

Stimando l’ordine migliore del disordine. — Oltre all’infanzia dei Greci nelle fisiche, non ebbe Platone ad occuparsene gran fatto, spiegando la natura al tutto teologicamente. Il mondo ha avuto principio perchè è visibile, sensibile e corporeo. Or tutto ciò ch’è tale è percettibile, e il percettibile non è eterno, ma contingente. Ma ciò che è contingente dee necessariamente essere fatto da una cagione, e però anche il mondo dee avere una cagione. Platone riconosce un formatore e padre di tutto, che tutto compie, con ragione, nella natura. L’attività di una sì fatta cagione parte necessaria-