Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/348

Da Wikisource.

313


CAPO IV.


Crate.


I. Crate di cui era padre Antigene, del popolo triasio, uditore fu in uno ed amico di Polemone; anzi gli successe nella scuola.

II. E tanto si aiutarono a vicenda, che vivi non solamente nelle loro abitudini, ma anche reciprocamente, quasi fino all’ultimo respiro, si erano resi simili. Ond’è che Antagora di entrambi in questo modo poetò:

     O forestier, che di qua passi, narra
       Come ne asconde questo monumento
       Crate dal divo aspetta e Polemone.
       Personaggi magnanimi, concordi,
       Dal cui labbro ispirato uscì la sacra
       Parola; e ornar la diva età la pura
       Vita della sapienza e i gravi dommi.

Per la qual cosa Arcesilao passato da Teofrasto ad essi ebbe a dire ch’erano una specie di numi, o avanzi dell’età dell’oro. Di fatto e’ non erano inclinati al volgare; ma di essi affermar si potea ciò che raccontano aver detto una volta il flautista Dionisodoro, vantandosi, che nessuno mai nè sulle triremi, nè presso la fontana, come solea Ismenio, lo avesse udito suonare.