Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/349

Da Wikisource.
314 capo iv, crate

III. Dice Antigono caristio ch’ei fu commensale di Crantore, vivendo concordemente insieme, ed essi, ed Arcesilao; che questi, Arcesilao, abitava con Crantore, e Polemone con Crate, in compagnia di Lisicle, un cittadino; e che, afferma pure, Crate era, come si disse, l’amante di Polemone, Arcesilao di Crantore.

IV. Crate, secondo che racconta Apollodoro nel terzo Delle Cronache, lasciò morendo diversi libri, alcuni filosofici, altri sulla commedia, altri di discorsi popolari e d’ambasciata.

V. Ed anche discepoli celebrati, tra’ quali Arcesilao, di cui parleremo — che esso pure lo udì — e Bione il boristenite, che da ultimo fu dalla setta denominato teodoreo, dei quale terremo discorso tosto dopo Arcesilao.

VI. V’ebbero dieci Crati. — Primo, il poeta dell’antica commedia. — Secondo, un retore, tralliano, della scuola d’Isocrate. — Terzo, un ingegnere del seguito di Alessandro. — Quarto, il cinico, di cui diremo. — Quinto, un filosofo peripatetico. — Sesto, un accademico, l’antedetto. — Settimo, un malota, grammatico. — Ottavo, uno scrittore di geometria. — Nono, un poeta di epigrammi. — Decimo, uno da Tarso, filosofo accademico.