Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/366

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bione. 331

Gli amici, quali ch’ei sieno, doverti serbare, onde non paia che noi abbiamo praticati i cattivi, o rifiutati i buoni.

IV. Rigettò costui da prima le dottrine academiche, nel qual tempo fu uditore di Crantore; quindi scelse la scuola cinica, prendendo il mantello e la bisaccia. Imperocchè qual altra cosa, mutandolo, potea condurlo all’apatia? In seguito si trasferì alla teodorea, fattosi uditore di Teodoro l’ateo, sofista che esercitavasi in ogni maniera di deputazioni. Dopo costui udì il peripatetico Teofrasto.

V. Era pieno di enfasi ed atto assai a muovere il riso usando per le cose nomi spregevoli. Per la mescolanza ch’ei facea di ogni forma di discorso, si racconta Eratostene aver detto, che Bione avea rivestita la filosofia di fiorita eloquenza.

VI. Aveva anche una facilità naturale a far parodie, come queste che sono sue:

     O molle Archita, musica progenie,
     Beato fasto e tra i mortali tutti,'
     Nelle quistioni della corda bassa,
     Peritissimo.


VII. La musica e la geometria poneva al tutto in canzone.

VIII. Era magnifico, e per questo motivo si tramutava da città in città, inventando tratto tratto nuove ostentazioni. Come allorchè in Rodi persuase a’ marinai di vestire abito scolaresco e di seguitarlo; coi quali