Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/383

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346 annotazioni.

Platone consideravano l’astronomia come una scienza matematica, egli è manifesto che uno stesso luogo assegnava Senocrate alle scienze matematiche e alla filosofia. E però dice Teofrasto che nessuno andò più lungi di Senocrate nella derivazione delle cose seguendo la serie dei numeri, e ciò verisimilmente perch’ei credette scoprire nei numeri stessi l’essenza delle cose. Lo che s’accorda col tentativo di ridurre moltissime idee filosofiche ad alcune formole matematiche. L’unità e la qualità sono per lui gli dei che reggono il mondo; ma la diversità dei quali ci dà le otto costellazioni; l’anima è per lui un numero moventesi di per sè stesso; egli paragona il divino al triangolo equilatero, perchè è formato di lati eguali; il mortale al triangolo scaleno, perchè si compone di lati ineguali; e il demoniaco al triangolo isoscele, che ha due lati eguali ed un lato ineguale. Pare che Senocrate non abbia aggiunto alle dottrine platoniche che alcune formole destinate ad introdurre le idee matematiche nella filosofia, ma da questo chiaro si scorge lo sforzo per riunire più strettamente la dottrina di Platone sulle idee alla conoscenza intuitiva. La sua morale, d’altra parte poco originale, mostra lo stesso spirito; poichè egli cercava la felicità come il termine della vita razionale, non solamente nella virtù dell’anima, ma anche nelle forze o facoltà che le sono sommesse, poichè non con altro ajuto che di queste facoltà il corporeo ed i beni esteriori possono essere acquistati. Questo sembra il fondamento della dottrina della razionalità teorica e della razionalità pratica, e la ragione per la quale egli non poteva accordare al sapiente, cioè alla ragione teoretica, tutti i beni. Gli altri maestri, conchiude Ritter, dell’antica Academia, Polemone, Crate e Crantore, pare che affaticati da questi inutili vaneggiamenti, tornassero ad una investigazione più tranquilla, ma senza nulla operare pel progresso della filosofia.