Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/385

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348 annotazioni.


CAPO V.


Crantore.


II. Lasciò commentarj in trenta mila versi[testo greco]. Intende non versi propriamente, ma linee, righe. Versi dicevano anche i latini, e versi gli italiani dicono per righe.

VI. Il suo libro del lutto. — [testo greco], sul dolore, sulla mestizia, ec. Di questo libro, molto lodato da Panezio, e di cui si hanno frammenti nelle Consolazioni di Plutarco, grand’uso fece Cicerone nell’opera ch’ei dettò per consolarsi della morte di Tullia.

Tiensi Crantore pel primo interprete degli scritti di Platone; la qual cosa, dice Ritter, è un sintomo dell’affievolimento della forza produttrice intellettuale, e in pari tempo il principio dell’erudizione in filosofia. Sembra per altro che si facesse qualche sforzo nell’antica Academia per ritornare alla pura dottrina platonica, siccome n’è prova il domma sull’anima di coloro che si chiamano [testo greco]. — Sesto Empirico cita un frammento di un’opera di Crantore, nella quale, ragionando dei beni della vita, dà il primo luogo al coraggio; il secondo alla salute; il terzo alle ricchezze; il quarto alla voluttà.


CAPO VI.


Arcesilao.


II. Costui fu il primo che fondò l’Academia mezzana. — Con Arcesilao comincia la nuova Academia, o seconda, o mezzana, secondo il modo di dividerla di alcuni, i quali an-