Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/386

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annotazioni. 349

noverano sino a cinque Academie. Varrone e Cicerone non ne distinguono che due, una fondata da Platone, una da Arcesilao; Diogene Laerzio e qualch’altro che tre: quella fondata da Platone, la media instituita da Arcesilao, La nuova da Carneade; Numenio ne distingue cinque e pone a capo delle due ultime Filone ed Antioco. Sesto Empirico ha adottata quest’ultima divisione.

Studiò Arcesilao le dottrine di Menedemo l’eretrio, di Diodoro megarico e di Pirrone; e da questo derivò forse il suo scetticismo e l’arte sua nel confutare i dommi filosofici. Preferì tuttavia Platone ed anche seguitò i più antichi. Socrate, Parmenide ed Eraclito. Nulla di ben accertato puossi dire circa la sua dottrina, la quale fu tenuta per uno scetticismo perfetto avente per formula: ch’e’ non sapeva nulla, neppure ciò che Socrate pretendeva sapere, cioè, che nulla sapeva. Sembra però ch’egli allottasse questa formola per opporla soltanto alle obbiezioni dei dommatici e alle addizioni da essi fatte alla vera dottrina platonica, ch’ei forse avea l’intendimento di rinnovellare, non trovando, al pari di molti altri, principii certi sulla scienza nelle opere di questo filosofia, la cui maniera dubitativa e condizionata gli potea far tenere i principii platonici come congetture Ideali. La qual cosa fece asserire che Arcesilao negava la certezza della conoscenza tanto sensibile che intellettuale. Forse, con Aristotele, egli riguardava come ipotesi senza fondamento la teoria delle idee ed i miti della reminiscenza; facendo osservare l’opposizione esistente fra queste due ipotesi. — Il suo scetticismo aveva, come quello di Pirrone, una tendenza pratica. Egli ammetteva che il sapiente non segue alcuna opinione; e ne conchiudeva che se dovesse mai il sapiente, approvare un’idea, allora seguirebbe del pari una opinione, e che per conseguenza dee il sapiente ritenere il proprio giudizio. Ammetteva dunque una differenza fra il sapiente e