Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/404

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366 capo primo

IX. E noi leggemmo anche il suo testamento che a un dì presso è in questo modo:

„Certo andrà tutto bene; pur se avvenisse alcun che, così ha testato Aristotele: Che Antipatro sia curatore di tutto e per sempre. — Che sino all’arrivo di Nicanore, Aristomene, Timarco, Ipparco, Diotele e Teofrasto, quando voglia e possa, abbiano cura dei figli, dell’Erpillide e di quanto lascio. — Che la fanciulla, fatta nubile, si sposi a Nicanore. — Che, se accadesse qualche cosa alla fanciulla (il che non avvenga, nè sarà) prima di maritarsi, o dopo maritata, non avendo ancor figli, sia padrone Nicanore, e circa i figli e circa il resto amministri in modo degno di lui e di noi. — Che Nicanore anche abbia cura e della figlia e del figlio Nicomaco, essendo per essi come padre e fratello. — Che accadendo qualche cosa a Nicanore (il che non avvenga) o prima di sposare la fanciulla, o dopo di averla sposata, non essendovi figli, si faccia quello ch’egli avrà ordinato; e se Teofrasto vorrà essere colla fanciulla come con Nicanore, sia, se no, i curatori, consigliandosi con Antipatro, per ciò che spetta alla fanciulla ed al fanciullo, amministrino come ad essi paja esser meglio. — Che i tutori e Nicomaco, memori di me, abbiano cura anche dell’Erpillide che fu a mio riguardo sì premurosa, non solo nel resto, ma acciocchè, s’ella volesse sposarsi, il faccia in modo non indegno di noi; e diasi alla stessa oltre ciò che le fu dato prima, anche un talento d’argento tra que’ che abbiamo lasciati, e, se volesse, tre schiave, e la piccola schiava che ha,