Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/406

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368 capo primo

tro cubiti a Giove ospitale, a Minerva salvatrice in Stagira.“ — Tali sono le sue disposizioni.

X. Narrano ed essersi rinvenute molte sue olle ed affermare Licone che e’ si bagnava in una tinozza di olio caldo, e l’olio a questo e a quello vendeva. Altri dicono che un otricello di olio caldo poneva sovra il suo stomaco; e quando si corcava, cacciavasi in mano una palla di bronzo, sopponendovi un bacile, affinchè cadendo la palla nel bacile, e’ fosse desto dal rumore.

XI. A lui si attribuiscono anche queste bellissime sentenze. Interrogato, qual guadagno derivi ai bugiardi? Rispose: Che allorquando dicono la verità non sono creduti. — Rimproverato una volta perchè avea fatto elemosina ad un malvagio, L’uom, disse, ho compassionato, non il costume. — Avea in uso continuamente di ripetere agli amici ed a coloro che frequentavano la sua scuola, e ovunque gli accadea fermarsi, che la vista dall’aria ambiente riceve la luce, ma l’animo dagli studi. — Spesso inveiva contro gli Ateniesi dicendo: Aver essi bensì trovato il frumento e le leggi, ma usare il frumento e non le leggi. — Della disciplina, affermava, essere amare le radici, dolci i frutti. — Interrogato qual cosa più presto invecchiava? Il benefizio, rispose. — Interrogato che cosa è la speranza? disse: Il sogno di uno che veglia. — Offerendogli Diogene un ficosecco, e pensando egli che, se no ’l prendea, fosse preparato un motto, presolo, disse: Diogene col motto ha perduto anche il ficosecco. — Offertogline di nuovo, prendendolo e alzandolo in aria, come co’ bimbi, e dicendo: Magno Diogene, glielo restituì. — Tre cose diceva essere mestieri