Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/413

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aristotele. 375

per modo, che delle più piccole assegnava le cagioni. Ond’è che non pochi volumi compose di commentarj fìsici. — Dio, non altrimenti che Platone, affermava incorporeo. Estendere la sua provvidenza sino alle cose celesti, essere immobile: ma le cose terrestri governarsi per simpatia con quelle. Oltre i quattro elementi esistere un altro quinto elemento; di questo consistere le cose eteree, ed essere il movimento di esse, perchè circolare, diverso. — Incorporea diceva anche l’anima, essendo essa la prima perfezione ([testo greco]) e avendo vita nella potenza del corpo fisico ed organico. Secondo lui ella è doppia. Chiama poi entelechia qual siasi specie incorporea. Entelechia per potenza; come il Mercurio nella cera, la quale ha la proprietà di ricevere le impronte, e la statua nel bronzo. Entelechia per costituzione chiama quella di un Mercurio, o di una statua compita. Del corpo naturale, essendochè dei corpi altri sono manufatti, come le produzioni degli artieri, per esempio una torre, una nave; altri naturali, come le piante e gli animali. Organica, la disse, cioè disposta per qualche cosa, come la vista al vedere, e l’udito all’udire. Avente vita nella forza, come in sè stesso. E questa forza doppia o per costituzione, o per azione. Per azione, come chi è desto si dice aver anima; per costituzione, come chi dorme. Affinchè adunque anche questo si potesse intendere aggiunse quel nella forza. — Molte cose ha dichiarato anche intorno a molti altri argomenti che troppo lungo sarebbe annoverare; poichè di ogni cosa fu studiosissimo ed abilissimo trovatore, come è manifesto dalle sopra descritte opere, le quali ag-