Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/465

Da Wikisource.

annotazioni 425

natura non era compita; ch’egli era il colmo dell’umana perfezione: che senza di lui molti articoli di fede mancherebbero a’ cristiani; ch’egli vincerà di lunga mano Salomone e Maometto: ch’egli era un santo e che si dovea celebrarne la festa, ec. ec. Quindi l’anatema di chi non s’inchinava al filosofo, i decreti della Sorbona: quindi le persecuzioni di Cartesio, il carcere di Valeriano, l’assassinio di Ramo. Finalmente si cadde, al solito, in un eccesso opposto, e la filosofia aristotelica fu dispregiata; e le opere dello Stagirita si stettero affatto senza lettori, e senza un’intera traduzione nelle moderne lingue di Francia e d’Italia. Ma Aristotele, dice Cuvier, è capo di uno dei due grandi partiti che divisero la filosofia sino a’ nostri giorni, — e forse la dividono tuttora e la divideranno per molto tempo mascherata sotto forme di altri sistemi.


CAPO II.


Teofrasto.


Ennio Visconti tiene per vero il solo ritratto di Teofrasto che noi diamo qui, e che è quello della villa Albani. Il sig. Verity di Parigi misurandone frenologicamente un altro del musco Borbonico di Napoli, trova in esso più o meno sviluppati i seguenti organi: Molto larghi que’ della Concentratività; Secretivilà; Benevolenza; Paragone. — Larghi, que’ dall’Acquisività; Venerazione; Speranza, ed i percettivi. — Piuttosto larghi que’ della Stima di sè; Approbatività; Linguaggio; Causalità. — Pieni que’ della Maravigliosità e dell’Idealità. Non offerendoci il sig. Verity nè il disegno, nè alcun’altra particolarità del suo busto, rimane dubbio se il Teofrasto napolitano, simile o diverso dall’altro, sia stato