Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/469

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annotazioni 429

con poca intelligenza, dovette farsi tutt’altra idea che Aristotele del primo principio delle cose, poichè se il pensiero della mente è un movimento, il principio di tutti gli sviluppamenti cosmici non può essere concepito come un ente pensante immobile; non avvi allora nè meno ente immutabile, esistente, per dir così, fuori della natura, e soltanto comprensibile dall’intelletto, ma ogni cosa deve dedursi, secondo il principio d’Aristotele, alla natura che per tutto è il movimento e la cagione di qualunque movimento. Il che dovette condurlo a tutto spiegare col mezzo della sola natura, senza intendere il bisogno di un Dio, che nella sua immobilità mette il mondo in movimento. L’opinione di Aristotele che il movimento si propaghi nel mondo da tutta l’eternità, sembra a Stratone interamente d’accordo colla non necessità di un Dio. Può dirsi ch’ei concepì la natura come Dio, e come essente a un tratto il principio della forma e della materia. — Pare che Stratone sia ito più lungi. Egli rifiuta al suo Dio, alla natura, l’anima e la vita di un ente vivo, cioè il sentimento e la sensazione; lo che, in generale, Aristotele chiamava, nel senso proprio della parola, se non c’inganniamo, forma o idea. È palese che Stratone concepì la natura come un principio senza coscienza delle cose, come una materia che porta in essa la facoltà e il motore della forma, e ch’è in istato di produrre nelle sue opere più perfette questa forma, e con essa l’anima e l’intelligenza. — Ei si mostrò per converso alieno alla meccanica atomistica.“ — Ritter.

VI. Quarto l’istorico ec. Sesto un poeta ec. — Il quinto Stratone è rimasto nella penna o di Diogene o degli amanuensi.