Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/107

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zenone. 91

conchiudenti, nascosti, e cornuti, e nulli, e mietenti; ed essere un luogo particolare della dialettica anche ciò che prima si disse della voce stessa, nel quale si mostra la voce scritta e quante sieno le parti del discorso, e il solecismo e il barbarismo e i poemi e le ambiguità e le modulazioni della voce, e la musica, e i limiti, secondo alcuni, e le divisioni e le dizioni. — Affermano essere utilissima la teorica sui sillogismi, perchè offre la dimostrazione, che giova alla correzione dei dommi; e l’ordine e la memoria scientifica dimostrare la comprensione; e il discorso stesso essere un sistema formato di lemmi e d’illazione; e il ragionamento sillogistico trarre il sillogismo da questi; e la dimostrazione essere un discorso, per mezzo di ciò che meglio si comprende, di ciò che meno si comprende delle cose che si paragonano; ed essere la fantasia un’impronta dell’animo, derivatone convenevolmente il nome dalle impronte che fa l’anello nella cera; e della fantasia una essere comprensibile, l’altra incomprensibile: comprensibile quella che dicono criterio delle cose, e deriva da un oggetto esistente, secondo esso oggetto esistente improntata e modellata; incomprensibile quella che non da oggetto esistente, od anche da esistente deriva, ma non secondo esso oggetto esistente, e non ha chiara impronta. Tengono poi che la dialettica sia necessaria e una virtù contenente virtù in ispecie; e l’improviso ([testo greco]), scienza del quando debbasi assentire e no; e il circospetto ([testo greco]), valido ragionamento contro il verisimile, onde non abbandonarci ad esso; e il non redarguibile ([testo greco]), potenza nel discorso, per non essere da essa condotti