Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/110

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94 capo primo

zione, come essere gli dei, e questi providenti. Poichè delle cose che si intendono, alcune s’intendono per incidenza, alcune per similitudine, queste per analogia, quelle per trasposizione, le une per composizione, le altre per opposizione. Per incidenza si conobbero le cose sensibili; per similitudine le cose da alcun che posto ad esse vicino, come Socrate dall’immagine; per analogia dall’aumentare, come Tizio e Ciclope; e col diminuire, come Pigmeo; e si conobbe il centro della terra per analogia di altre sfere più piccole; per trasposizione, come occhi sul petto; per composizione si concepì l’ippocentauro, e per opposizione la morte. Si pensa alcuna cosa anche per traslazione, come ciò che si è detto, ed il luogo; si conosce naturalmente il giusto ed il buono; e per privazione, soltanto il monco. — Qualche cosa di sì fatto dommatizzano sulla fantasia, sulla sensazione e sul comprendimento.

XXXVII. Criterio della verità affermano essere la fantasia che ha la facoltà di comprendere, quella cioè che deriva dalle cose esistenti, secondo Crisippo, nel dodicesimo delle Fisiche, e Antipatro e Apollodoro. Poichè anche Boeto tralascia parecchi criteri, mente, sensazione, appetito e scienza. Crisippo differendo da lui, nel primo Del discorso, dice essere criteri la sensazione e l’anticipazione. L’anticipazione è un’intelligenza naturale delle cose universali. Alcuni degli antichi Stoici ci lasciano a criterio la diritta ragione, siccome riferisce Posidonio nel primo Del criterio.

XXXVIII. Pare concordemente ai più che la speculazione dialettica sia da incominciare dal luogo della