Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/12

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2 capo primo

erano accorsi da quelle città. In seguilo s’accostò a Socrate, e n’ebbe tal profitto ch’ei stesso esortava gli scolari a farsi suoi condiscepoli presso di lui; e abitando il Pireo, tornava ogni giorno, per quaranta stadj, a udir Socrate.

III. Dal quale togliendo la pazienza, e imitandone l’imperturbabilità, primo istituì il Cinismo; e provò che la fatica era un bene, cogli esempi del magno Ercole e di Ciro, l’uno da’ Greci, l’altro dai barbari traendo.

IV. Primo definì il discorso dicendo: Il discorso è quello che dichiara ciò che fu ed è. — Ripeteva di continuo: Più presto pazzo che voluttuoso; — e: Bisogna praticare con quelle donne che ne sapranno grado. — Ad un giovinotto di Ponto, che dovea venire a scuola da lui, e che gli domandava di quali cose avrebbe avuto mestieri: Di un libretto nuovo, risposegli; di uno stile nuovo; e di una tavoletta nuova; significando nello stesso tempo la mente. — Ad uno che gli domandava di qual sorte donna e’ dovesse sposare, disse: Se bella, l’avrai comune con altri; avrai una pena, se brutta. — Sentendo una volta che Platone parlava male di lui: È cosa da re, disse, che oprando bene s’oda dir male. - Iniziandosi un giorno ne’ misteri-orfici, dicevagli il sacerdote, che all’inferno gli iniziati partecipavano di molte cose ed egli: Perchè dunque non muori? — Un altro dì essendogli rinfacciato ch’e’ non nascesse da due persone libere: E nè meno, disse, da due lottatori, e pure sono lottatore. — Domandato perchè avesse pochi scolari, rispose: Perchè gli scaccio con verga d’argento. - Do-mandato perchè aspramente riprendesse i suoi discepoli,