Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/123

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ne e delle azioni e dei doveri e delle esortazioni e dissuasioni. Così sottodividono Crisippo, Archedamo, Zenone traseo, Apollodoro, Diogene, Antipatro e Posidonio. Poichè Zenone, quel da Cizio, e Cleante, siccome più antichi, più semplicemente di queste cose trattarono. Costoro per altro divisero la parte logica e la fìsica.

LII. Primo istinto dicono essere nell’animale la conservazione di sè stesso, concigliatogli da natura in principio, siccome afferma Crisippo, nel primo Dei fini, dicendo: Primamente essere proprio di ogni animale la sua costituzione e l’averne coscienza: poichè non è verisimile che l’animale sia alieno a sè, nè che possa esser fatto o alieno o non attaccato. Quindi rimane a dirsi averlo quella costituito a sè stesso benevolo; così e le cose nocevoli respinge e le convenienti riceve. E ciò che alcuni affermano, essere la voluttà il primo appetito negli animali, dimostrano falso; poichè dicono aggiunta, se tant’è che esista, la voluttà, quando natura per sè cercando, trovò ciò ch’era adatto al temperamento; il che esilara gli animali e fa vegetare le piante. E la natura dicono di nulla differenziare le piante e gli animali, quando e quelle senza l’appetito ed il senso governa, e in noi alcune cose avvengono a modo pianta. Ma dal superfluo ingenerandosi negli animali l’appetizione, usando la quale s’accostano alle cose che loro sono proprie, ciò che in essi è secondo natura governa ciò che in essi è secondo appetito. Ed a’ ragionevoli essendo, con più perfetto reggimento, data la ragione, vivere se-