Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/127

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zenone. 111

condo la natura razionale: ed essere tale la virtù, poichè vi partecipano e le azioni virtuose e gli uomini probi; e il gaudio, la letizia e simili, accidenti. E in pari modo essere anche tra vizj l’imprudenza, la paura, l’ingiustizia e simili; e partecipanti a’ vizj le azioni viziose ed i vili. Accidenti poi l’afflizione, l’ambascia e simili.

LVI. Di più tra’ beni alcuni essere dell’animo, alcuni esterni, alcuni nè dell’animo nè esterni. Que’ dell’animo sono le virtù e le azioni ad esse conformi; gli esterni l’avere una patria degna e un degno amico, e la felicità, che è congiunta a sì fatte cose; non esterni nè dell’animo l’essere uno per sè stesso felice. Del pari anche tra mali, que’ dell’animo essere i vizj e le azioni ad essi conformi; gli esterni l’avere una patria stolta ed uno stolto amico, e l’infelicità che a queste cose è congiunta; i non esterni nè dell’animo l’essere uno per sè stesso cattivo e infelice.

LVII. Dei beni eziandio, dicono, alcuni essere finali, altri efficienti, altri finali ed efficienti. Quindi un amico, e gli utili che da esso provengono, sono beni efficienti; la fidanza, la prudenza, la libertà, il diletto, la letizia, la calma, e tutto che sia relativo alla pratica della virtù, finali; beni ed efficienti e finali gli altri, che in quanto producono la felicità, sono efficienti, in quanto la compiono, come parte di essa, finali. Parimente dei mali alcuni sono finali, alcuni efficienti, alcuni di un modo e dell’altro. Un nemico, e i danni che ne derivano, sono efficienti; la stupidezza, l’abbiezione , la servitù, la tristezza, l’affanno, il dolore ed ogni azione viziosa, finali; dell’un modo e dell’altro quelli che, in