Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/135

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zenone. 119

accidenti, come catarri e diarree, così anche dell’animo sono le inclinazioni, come invidia, compassione, querele e simili. Dicono esservi auche tre passioni buone, gioja, circospezione, volontà. La gioja affermano essere contraria alla voluttà, essendo un’espansione ragionevole; la circospezione al timore, la quale è un ritrarsi ragionevolmente; e il sapiente non può mai essere pauroso, ma circospetto. Contraria al desiderio dicono la volontà, essendo un appetito ragionevole. In quel modo adunque che sotto le prime passioni ne cadono altre, così anche sotto le prime affezioni. Sotto la volontà la benevolenza, la dolcezza, la civiltà, l’amabilità; sotto la circospezione la verecondia, la castità; sotto la gioja la letizia, la giocondità, la tranquillità dell’animo.

LXIV. Gli Stoici affermano eziandio che il sapiente è senza passioni, perchè non vi precipita; ma che avvi anche un altro senza passioni; il cattivo, dicendosi lo stesso di chi è duro e non si lascia ammollire. Che il sapiente è senza vanità, perchè non tiene più alla gloria che al disonore. Esservi non per tanto un altro senza vanità il quale va annoverato col cattivo, ed è lo spregevole. Affermano che austeri sono tutti gli uomini probi, i quali, nè parlano essi stessi per voluttà, nè accolgono ciò che gli altri dicono per essa. E che v’ha anche un’altra maniera di austero che diciamo a somiglianza del vino austero, che si usa per la fabbrica delle medicine, ma per bevanda non molto. Sinceri i sapienti e guardinghi di non apparire migliori di quel che sono, onde, ascondendo a disegno le cose cattive, far mostra di quelle che sono buone. Nè simulati, perchè e dalla voce e dal