Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/142

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126 capo primo

non generato, se animato o inanimato, se corruttibile o incorruttibile, e se una providenza lo governa, e l’altre cose. Anche quello che tratta delle cagioni dicono essere doppio. Una considerazione di esso ha comuni le indagini de’ medici, per mezzo delle quali si va in traccia della parte principale dell’anima, di ciò che nasce nell’anima, dei semi e di cose simili a queste. L’altra la si arrogano pure i matematici, per esempio, del come reggiamo, della causa della visione nello specchio, del modo col quale si formano le nubi, i tuoni, l’iride, l’alone, le comete e simili.

LXVIII. Stimano essi due essere i principj di tutte le cose, l’agente e il paziente. Il paziente essere la sostanza senza qualità, la materia; l’agente la ragione ch’è in essa, dio. Poichè questo essendo immortale per essa tutta crea ciascuna cosa. Stabilisce un tal domnia Zenone cizieo, nei primo Della sostanza, Cleante, in quello Degli atomi, Crisippo nel primo Delle fisiche, verso il fine, Archedamo, in quello Degli elementi, e Posidonio, nel secondo del suo Trattato di fisica. Differire, dicono, principj ed elementi: quelli non generati essere ed incorruttibili, questi, gli elementi, potersi corrompere per infuocamento, e anche corpi essere, e i principj incorporei e senza forma, e con formagli elementi. Corpo dice Apollodoro, nella Fisica, è quello che ha triplice dimensione, in lunghezza, in larghezza, in profondità, e chiamasi anche corpo solido. Superficie è l’estremità del corpo, e ciò che ha soltanto lunghezza e larghezza, ma non profondità. — Questo ci lasciò Posidonio, nel terzo Delle meteore, e circa l’intelligenza e circa la