Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/149

Da Wikisource.

zenone. 133

LXXV. Anche affermano sussistere ogni maniera di divinazione; conciossiachè siavi una providenza, e dimostrano esser quella un’arte per certi eventi, come dicono e Zenone e Crisippo, nel secondo Della divinazione, e Atenodoro e Posidonio, nel dodicesimo del Trattato di fisica, e nel quinto Della divinazione. Panezio per altro afferma ch’essa non esiste.

LXXVI. Sostanza di ogni ente dicono la materia prima, siccome Crisippo, nel primo Delle fisiche, e Zenone. Materia è ciò di che qualunque cosa si fa. Chiamasi in due maniere e sostanza e materia, e sia di tutte le cose, sia delle particolari, e però quella della totalità non diviene nè maggiore nè minore; maggiore e minore quella delle parti.

LXXVII. Corpo, secondo costoro, è la sostanza finita, come afferma Antipatro, nel secondo Della sostanza, e Apollodoro nella Fisica; e, al dire dello stesso, anche passibile: poichè, se fosse immutabile, le cose che si fanno da lei non si potrebbero fare; quindi crede pure lo stesso che la sua divisione sia all’infinito. Non infinita la dice Crisippo, poichè ove accade la divisione nulla è infinito, ma incessante.

LXXVIII. £ le mistioni farsi nel totale, come dice Crisippo, nel terzo Delle fisiche, e non per circonferenza e apposizione. Poichè se in mare gettisi un po’ di vino, sino ad un certo punto lotterà contro di quello estendendosi, dopo vi si disperderà.

LXXIX. Affermano anche esservi alcuni demoni aventi simpatia cogli uomini, ispettori delle umane cose; ed eroi, che sono le anime dei buoni rimaste indietro.