Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/18

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8 capo primo

in cui, Dell’insegnamento, ossia dei nomi, 1, 2, 3, 4, 5 — Dell’uso dei nomi, o il contenziosoDella interrogazione e della rispostaDell’opinione e della scienza, 1, 2, 3, 4 — Del morireDella vita e della morteDelle cose dell’infernoDella natura, 1, 2 — Quistioni sulla natura, 2 — Le opinioni, ovvero il contenziosoDell’imparare i problemi. — Il tomo ottavo, nel quale, Della musicaDegli interpretiDi OmeroDell’ingiustizia e dell’empietàSopra CalcanteDell’esploratoreDella voluttà. — Il tomo nono, in cui, Dell’OdisseaDella vergaMinerva, ovvero Di TelemacoDi Elena e di PenelopeDi ProteoIl Ciclope, ovvero di UlisseDell’uso del vino, o dell’ubriachezza, ossia del CiclopeSopra CirceSopra AnfiaraoSopra Ulisse e Penelope, e del cane. — Il tomo decimo, nel quale, Ercole, o MidaErcole, ovvero della prudenza, o della fortezzaIl signore, o l’amato — 'I padroni, o gli esploratoriMenesseno, ovvero del comandareL’AlcibiadeL’Archelao, o dell’autorità regia. — E questi sono i libri ch’egli compose; della cui moltiplicità per altro biasimandolo Timone, lo chiama fertile dicitore d’inezie.

X. Morì consunto da malattia; durante la quale Diogene ito da lui gli chiese: se aveva bisogno d’un amico? Una volta venne anche da lui con un pugnale, e Antistene dicendogli: Chi mi libererà dagli affanni? mostratogli il pugnale: questo, gli rispose. E l’altro: Dagli affanni, diceva, non dal vivere. Poichè sembrava in qualche maniera che, per l’amore della vita, egli portasse il male peggio che vilmente. - V’ha su di lui un nostro epigramma, che è così: