Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/273

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254 annotazioni

Da questi moti le parti elementari acquistano differenti forme; e in questo consiste ciò che chiamasi la metempsicosi di Empedocle. — Siccome nella vita cosmica non possiamo permetterci alcun riposo di spirito, così non possiamo sperare alcuna sicurezza di pensiero, finchè ci abbandoniamo alla vita sensibile, e che non cerchiamo la verità nel profondo del nostro cuore; quindi la conoscenza del mondo, come la vita del mondo, nella dipendenza di ciò che ci colpisce, nel movimento delle molecole elementari. Empedocle ammetteva il simile essere conosciuto dal simile, conoscendosi da noi la terra per la terra, l’acqua per l’acqua, l’amore per l’amore ec. Il che torna alla percezione sensibilo, la quale risulta dall’azione dell’unione meccanica de’ corpi tra loro; unione operata da emanazioni ed effondimenti delle cose, i quali suppongono delle correnti in altri corpi con pori proporzionati. Pare ch’egli spiegasse l’unione delle impressioni sensibili, nella coscienza dell’uomo, per la confluenza del sangue nel cuore. Questa conoscenza per altro, a mezzo dei sensi, non è che subordinata; essa dà l’opinione, non la vera scienza. Onde non dobbiamo fidarci a’ sensi, ma cercare la verità col mezzo della ragione ec. Nulla di meno, facendo egli derivare, da un canto, la conoscenza dai sensi, e dall’altro, rigettando la conoscenza sensibile, la sua dottrina parve scettica a molti. Ma questi non abbadarono ad uno scopo di purificazione della rappresentazione sensibile, la quale potè sembrargli un mezzo atto a spogliare l’anima dei moti dell’odio, e quasi un santo delirio che ci sottrae al mondo sensibile. — Così la dottrina eleatica condusse Empedocle per vie opposte, cioè, il punto di veduta sensibile e il punto di veduta razionale dell’ente, ad una contemplazione mistica delle cose. Primo tentativo di rettificare, conchiude il Ritter, il mondo delle conoscenze sensibili colle pure idee