Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/311

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capo viii protagora 289

gli dei, sia che esistano, sia che non esistano, io non so nulla; poichè di molte cose impediscono che si sappia, e la oscurità dell’argomento e la vita dell’uomo che è breve. Pel quale principio dell’opera sua fu cacciato dagli Ateniesi, e i suoi libri arsi in piazza, avendoli raccolti il banditore da ciascuno che li possedeva. — Costui fu il primo ad esigere un salario di cento mine; primo definì le parti del tempo, ed espose la forza della occasione, ed istituì gare di discorsi, ed offerì sofismi a coloro che disputano delle cose; e messo da parte il senso, quistionò pel nome, e produsse il presente genere superficiale delle dispute. Il perchè Timone dice di lui:

     E tramisto Protagora, ben dotto
     Nelle quistioni.


Primo costui cangiò anche la forma socratica. E l’argomento di Antistene che tenta dimostrare che non s’ha a contradire, primo costui, come scrive Platone, nell’Eutidemo, mise in disputa. E primo, come scrive Artemidoro il dialettico, nel suo libro contro Crisippo, offerì argomenti per le quistini. E, come scrive Aristotele, nel primo Dell’educazione, ritrovò, primo, il così detto cuscino sul quale si portano i pesi. Egli stesso, afferma Epicuro in qualche luogo, era facchino; e fu come tale lodato da Democrito, quando lo vide legar delle legne. Divise primo anche il discorso in quattro, preghiera, interrogazione, risposta, comando. Alcuni affermano che in sette, narrazione, interrogazione, risposta, comando, enunciazione, preghiera, chiamata,